Narcisa Monni – Intervista Zero

● Agenda

NARCISA MONNI | INTERVISTA ZERO

1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
La mia ricerca è di tipo intimistico, quotidiano, cerco di tradurre in immagini una serie di emozioni, pensieri o eventi che riguardano me, ma anche tutta la società che mi circonda.

2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
Ho sempre lavorato con l’idea di portare avanti questa ricerca. Il perché è semplice: è la cosa che più mi spinge a riflettere, così come il sentimento che provo o che proviamo tutti che, a volte, ci portano a non pensare ad altro.

3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni -concettuali e tecniche- ti portano ad affrontare?
I materiali e la tecnica che uso variano a seconda di ogni singola serie di lavori che creo. Prima viene il concetto, il pensiero e di conseguenza individuo la soluzione migliore per rappresentarlo.

4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
Solitamente sono spinta da un forte sentimento, che può essere mio, ad esempio un innamoramento o una delusione, oppure sociale, come il caso di un grande evento che può sconvolgere la vita di milioni di persone, successivamente cerco di individuare il supporto che reputo migliore per esprime il mio sentire in quel momento.

5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
Non so se definirlo un metodo progettuale, diciamo che è come una catena di montaggio che avviene in testa, si ragiona, si riflette, si esamina e solo alla fine si realizza. Quest’ultima la considero la parte più semplice.

6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Come dicevo prima, avviene in maniera spontanea, quindi immagino abbia un’importanza fondamentale, ma che avviene attraverso un percorso naturale.

7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Hanno rilevanza in termini di scambio di punti di vista e di riflessioni, mentre dal punto di vista operativo cerco di dare forma e sostanza al mio discorso personale, anche se certamente si compone delle persone che frequento e/o di cui ho stima.

8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
È come se te lo dicesse l’opera stessa, la guardi e sai che è nata. Non la tocchi più, ormai vive da sola.

9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
Non ho un’opera più rappresentativa, sono molto affezionata ad ognuna di loro e porto nel cuore tutto il processo impiegato per la realizzazione. Le ricordo tutte come se le avessi fatte il giorno prima.

10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico? Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
Come ti dicevo, il mio processo creativo è strettamente mentale, una volta che visualizzo l’opera nella mia mente poi la realizzo, le altre rimangono pensieri che a volte mi torturano a volte svaniscono.

11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Si rapporta con il contemporaneo perché riflette la mia esperienza o ciò che sta succedendo in quel momento. Delle volte può essere vissuta come una documentazione di ciò che è stato, altre volte invece di quello che potrebbe succedere.

12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
Con l’autenticità dell’opera che, per me, resta il tema centrale del lavoro di un artista.

Narcisa Monni | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi