ALBERTO MARCI | INTERVISTA ZERO
Parole
…le parole che liberamente affiorano nella mente quando si lavora, e quelle che servirebbero poi a restituirle per iscritto, sono separate da una distanza enorme. Per queste ultime ci vuole sapienza e competenza. Per mia fortuna, alla testardaggine di rendere in forma scritta alcune idee che mi passano per la testa quando mi dedico ai miei lavori, è arrivato in aiuto un amico…
Seguendo quel suo consiglio ho preso le parole che a volte sento girare nel mio studio e nella mia testa – quelle dell’indice di questo libro* – le ho infilzate, e le ho appese. Come carte moschicide. E ho aspettato che qualcosa del pulviscolo vagante nell’aria vi restasse attaccato. Sperando anche che quelle parole, esposte con tanta evidenza, traessero da sé una qualche potenza e, soprattutto, una loro forza magnetica capace di attirare riflessioni, ricordi, dubbi e stupori. E questi, incollandosi alle parole, ripulissero l’aria circostante**.
* Vivente; Adornos; Fossi; Tatto; Vista; Ritratto; Grammatica; Attrezzi; Linea; Pittura; Ispirazione; Paesaggio (n.d.r.)
** Tullio Pericoli, “Arte a parte”, Adelphi Edizioni, 2021
Quali sono le parole che affiorano nella tua mente (e nel tuo studio) quando lavori?
odore
musica
passanti
ordine
acqua
spazio
luce
umido
pieno
azione
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1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
Credo che una parte fondamentale della mia ricerca sia basata sul cambiamento, su quel “mentre” che porta da uno stato all’altro e le pause che questo passaggio contiene. Ho sempre avuto l’esigenza di fermare delle esperienze, potrei dire che il mio lavoro è l’unico diario che tengo.
2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
Volevo esser pittore, ma davanti a una pittura andavo oltre il finito, esagerando. Nel 1999 ho avuto il mio primo approccio con l’incisione e ho trovato il modo di apprezzare il momento della realizzazione. Con gli anni ho imparato a spingere le possibilità della stampa oltre i normali limiti; non mi interessa la riproducibilità dell’opera, ma sono affascinato da quella di un segno, una macchia.
3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni -concettuali e tecniche- ti portano ad affrontare?
Ho dovuto trovare un momento obbligato di pausa tra il pensare e il fare. L’incisione e le tecniche di stampa sono stati per molto tempo la mia terapia, per natura in queste tecniche c’è una parte del lavoro che divide la realizzazione dell’immagine dall’effettiva trasposizione su supporto. Sono molto interessato al concetto di matrice e alla realizzazione di un oggetto che ne produce un altro.
4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
Nel mio lavoro il punto di partenza è la stesura di dialoghi da cui estrapolo storie, lavoro per serie e con un tema preciso che non mi interessa che gli altri conoscano. Ho dei simboli che uso da anni, che compongono dei racconti come in musica le note. Lavoro tutti i pezzi di una serie a stadi, mi piace pensare che i lavori crescano insieme se facenti parte della stessa famiglia.
5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
Lo definirei un “approccio progettuale”, non perché non sia un metodo, ma perché dopo che strutturo matrici e supporti do molto spazio all’errore tentando di domarlo. Ammetto l’imprevisto e provo a integrarlo anche se non appartiene al tipo di immagine che sto lavorando.
6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Tanta, lavorando per serie se non voglio tagliare il filo rosso sono costretto a strutturare il percorso di creazione in maniera progettuale: devo programmare degli stadi, capire i gesti, filtrare le idee, trovare il come e il quando.
7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Ho sempre avuto necessità di eliminare la solitudine nel momento della produzione, vedo l’arte come uno strumento di confronto che si accende durante il momento della realizzazione e crea dialogo, mi piace l’interazione di figure esterne e permetto loro di influenzare/rivedere/dare nuovi aspetti ai miei lavori. Attualmente condivido lo studio con quattro persone che si occupano di arte in ambiti diversi dal mio e che mi aiutano fornendo una visione più ampia.
8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
Credo che niente finisca e si completi, ma c’è un bel momento in cui realizzi che ciò che hai fatto è esattamente come lo volevi e che addirittura funziona. Mi basta questa esperienza.
9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
Non ho in mente un’opera rappresentativa, ogni serie ha le sue caratteristiche e la sua parte importante all’interno del mio percorso. Un paio d’anni fa ho iniziato a lavorare a delle piccole sculture in ghiaccio colorato, ottenute tramite stampo, che sciogliendosi in un ambiente controllato funzionavano come matrici riproducendo le stesse“stampe”sulla carta, la mia scelta sarebbe questa perché mi ha affascinato la possibilità di creare una matrice che genera un oggetto che con il tempo si trasforma in un altro.
Qui dei video del progetto
https://www.youtube.com/watch?v=jMH723nnbqE
https://www.youtube.com/watch?v=7S9Z1yifGl4
10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico? Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
La maggior parte della mia produzione è un non finito, ho bisogno di far riposare i lavori, fare un passo indietro e lasciar respirare le opere. Nella maggior parte dei casi riprendendole in mano anche dopo anni le ritrovo finite, a volte manca solo un piccolo intervento o al contrario uno stravolgimento totale, altre volte hanno bisogno di ulteriore tempo, o forse ne ho bisogno io.
11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Non ho la pretesa e l’esigenza di proiettare il mio lavoro verso il futuro, al momento mi attirano e mi ispirano molto le esperienze degli altri, ultimamente ho collaborato per progetti con diversi artisti visivi e credo che se c’è qualcosa di contemporaneo nella mia ricerca è la flessibilità, la trasversalità, non mi dispiace abbandonare o modificare le mie idee in favore a una visione diversa.
12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
Credo che sia molto importante oggi, in generale, la lealtà verso il proprio lavoro e quello degli altri. Dopo ciò, c’è un mondo vastissimo pieno di temi/problemi/domande che riguardano più la sensibilità del singolo rispetto alla questione generale del mondo della produzione artistica.
Alberto Marci | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi