Tonino Mattu – Intervista Zero

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TONINO MATTU | INTERVISTA ZERO

Parole

…le parole che liberamente affiorano nella mente quando si lavora, e quelle che servirebbero poi a restituirle per iscritto, sono separate da una distanza enorme. Per queste ultime ci vuole sapienza e competenza. Per mia fortuna, alla testardaggine di rendere in forma scritta alcune idee che mi passano per la testa quando mi dedico ai miei lavori, è arrivato in aiuto un amico…
Seguendo quel suo consiglio ho preso le parole che a volte sento girare nel mio studio e nella mia testa – quelle dell’indice di questo libro* – le ho infilzate, e le ho appese. Come carte moschicide. E ho aspettato che qualcosa del pulviscolo vagante nell’aria vi restasse attaccato. Sperando anche che quelle parole, esposte con tanta evidenza, traessero da sé una qualche potenza e, soprattutto, una loro forza magnetica capace di attirare riflessioni, ricordi, dubbi e stupori. E questi, incollandosi alle parole, ripulissero l’aria circostante**

* Vivente; Adornos; Fossi; Tatto; Vista; Ritratto; Grammatica; Attrezzi; Linea; Pittura; Ispirazione; Paesaggio (n.d.r.)
** Tullio Pericoli, “Arte a parte”, Adelphi Edizioni, 2021

Quali sono le parole che affiorano nella tua mente (e nel tuo studio) quando lavori?

segno
contorno
sfondo
ombre
chiaro
scuro

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1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
La mia ricerca pittorica mette in relazione l’elemento lineare e descrittivo con quello pittorico. Il soggetto raffigurato (generalmente un’immagine preesistente), subisce un processo di rivisitazione e di risignificazione che deriva dalla compresenza di elementi pittorici eterogenei e dalla relazione degli stessi con le forme compiute o incompiute del dipinto.

2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
Quando ero poco più di un bambino riempivo interi album disegnando e colorando quasi sempre gli stessi soggetti, in particolare velieri e vascelli, ispirandomi a immagini trovate nei libri. Mi piaceva rifare lo stesso soggetto in modo diverso. Forse deriva da quegli anni la mia inclinazione per la rielaborazione delle immagini. Credo che la pittura sia diventata per me uno strumento di conoscenza e partecipazione alle vicende umane, siano esse passate o presenti.

3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni -concettuali e tecniche- ti portano ad affrontare?
Io dipingo prevalentemente ad olio su tela. L’utilizzo del colore ad olio mi permette di modellare il dipinto nel tempo, cosa di cui ho bisogno. Un mio quadro inizia con l’imprimitura data manualmente, la cui colorazione o saturazione decido in fase d’opera anche a seconda del soggetto. Gli intervalli di tempo che intercorrono tra le diverse sedute mi consentono di interrogarmi sulle opportunità pittoriche che il soggetto mi offre e questo mi fa ragionare sull’idea che ogni dipinto finito è stato in una certa fase realizzativa un dipinto diverso e che fermandomi nego la possibilità ad altre soluzioni di venire alla luce, vista la presenza costante nei miei quadri di parti non dipinte. Il gesto pittorico assume per me una valenza etica, che mi fa costantemente interrogare sulle mie scelte pittoriche e questi miei interrogativi arrivano a coinvolgere anche il soggetto raffigurato.

4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
La prima fase del mio lavoro consiste nell’individuare l’immagine da dipingere. Archivi digitali, vecchie foto, illustrazioni, audiovisivi, mappe geografiche, opere d’arte costituiscono la fonte da cui prendo in prestito il soggetto. Cerco in particolare immagini che si prestino alla mia pittura, in base al taglio, alle luci, al segno, alla tematica. Successivamente studio l’immagine per decidere come affrontare il passaggio alla pittura e nel momento in cui inizio a dipingere imposto prima le linee grafiche e gli eventuali chiaroscuri e in un secondo momento riempio le forme e decido quali parti lasciare incomplete. Tale processo deriva dalla pratica quotidiana in studio e dalla mia formazione teorica (ho studiato da autodidatta leggendo gli antichi manuali di tecniche pittoriche).

5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
Solo in parte. Posso definirlo progettuale nel senso che cerco di ottimizzare i tempi e le energie attraverso una tecnica ragionata, ma nella mia pratica mancano la volontà di circoscrivere e ordinare il mio lavoro per poterlo definire progettuale.

6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Riprendendo la risposta precedente, credo che progettare nella mia pittura significhi ad esempio che i prossimi 10 dipinti avranno l’imprimitura bruna, oppure la avranno gialla, e che gli sfondi avranno come colore base il rosso di Venezia. In questo senso, è un fattore molto importante. Poi però mi trovo a cambiare passo improvvisamente durante una stessa serie, inserendo nuove idee. C’è in verità una serie di quadri che definirei un progetto, ma non è ancora finito.

7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Sono abituato a lavorare da solo in studio, ho poca esperienza sotto questo aspetto.

8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
Non sono in grado di descrivere con precisione questa fase, posso dire che lo considero finito nel momento in cui mi sento soddisfatto nel guardarlo. Se non mi piace non è finito, oppure ho sbagliato qualcosa.

9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
Non ne ho una in particolare, me ne vengono in mente diverse. Per rispondere anche solo parzialmente dovremmo essere in studio o visionare le immagini di mostre passate.

10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico? Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
Come dicevo prima, c’è una serie di dipinti che considero un’unica opera, e questa serie (che dovrebbe constare di trenta quadri) non l’ho ancora ultimata. Quindi la considero incompiuta e riveste per me una grande importanza, perché sono gli unici dipinti recenti che per ora non ho intenzione di esporre e che non so se esporrò mai e  il fatto che la serie debba essere completata mi mantiene in uno stato di perenne concentrazione sul mio lavoro, perché anche quando esco dallo studio dopo aver terminato un quadro so dentro di me che in realtà dovrei rientrarci subito, perché  c’è ancora materiale su cui lavorare. Questo per me è un bene.

11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Credo che il legame con il contemporaneo consista nel mio impulso ad utilizzare immagini provenienti dai più diversi ambiti, perché oggi questo è consentito e non è difficile scovare nuovo materiale. Forse in un futuro tutto questo materiale, rivisitato pittoricamente da me, verrà riletto e contestualizzato, e non sarà più importante capire da dove viene perché l’immagine sarà diventata autonoma, il punto di partenza per una nuova storia.

12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
Un’opera d’arte mostra più di quello che la percezione può spiegare e va oltre ciò che l’artista mette nella sua opera. Spesso l’arte ha anticipato domande e questioni a cui la filosofia, la politica, la sociologia e la scienza si sono trovate a dover rispondere in un secondo momento. Oggi il pensiero e le parole viaggiano molto veloci, mentre l’arte ha una dimensione materiale, che necessita di più tempo. La sfida per l’arte sarà di non cedere ad una società solo di parole ma di continuare ad attrarre a sé le persone.

 

Tonino Mattu | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi