BRUNO PETRETTO | INTERVISTA ZERO
Parole
…le parole che liberamente affiorano nella mente quando si lavora, e quelle che servirebbero poi a restituirle per iscritto, sono separate da una distanza enorme. Per queste ultime ci vuole sapienza e competenza. Per mia fortuna, alla testardaggine di rendere in forma scritta alcune idee che mi passano per la testa quando mi dedico ai miei lavori, è arrivato in aiuto un amico…
Seguendo quel suo consiglio ho preso le parole che a volte sento girare nel mio studio e nella mia testa – quelle dell’indice di questo libro* – le ho infilzate, e le ho appese. Come carte moschicide. E ho aspettato che qualcosa del pulviscolo vagante nell’aria vi restasse attaccato. Sperando anche che quelle parole, esposte con tanta evidenza, traessero da sé una qualche potenza e, soprattutto, una loro forza magnetica capace di attirare riflessioni, ricordi, dubbi e stupori. E questi, incollandosi alle parole, ripulissero l’aria circostante**.
* Vivente; Adornos; Fossi; Tatto; Vista; Ritratto; Grammatica; Attrezzi; Linea; Pittura; Ispirazione; Paesaggio (n.d.r.)
** Tullio Pericoli, “Arte a parte”, Adelphi Edizioni, 2021
Quali sono le parole che affiorano nella tua mente (e nel tuo studio) quando lavori?
serenità
libertà
rabbia
buio
natura
vita
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1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
Un po’ tutta la mia vita è, ed è stata, una continua ricerca di un contatto sempre più stretto e diretto con l’ambiente che mi circonda e ciò mi ha, progressivamente, portato a vivere in simbiosi con la natura in un coinvolgimento totale con la terra, le rocce, le piante e gli animali.
2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
Già da ragazzo mi sentivo attratto dalla campagna; mi sentivo a mio agio, mi guardavo intorno e stavo bene.
3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni -concettuali e tecniche- ti portano ad affrontare?
Nei miei lavori utilizzo elementi del mondo vegetale, animale e minerale ed abitualmente ricerco in essi gli elementi che possano consentirmi od aiutarmi ad esprimere le mie idee.
4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
La realizzazione dei miei lavori si basa sull’assemblaggio di porzioni di materiali omogenei (es.: fibre vegetali ricavate dalla corteccia di una sola specie vegetale o la pelle conciata di un animale) o anche di materiali differenti (es.: cortecce varie, pelli, rocce frantumate) in funzione del “racconto” che da questi dovrà emergere.
5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
Non posso dire di progettare un lavoro ma, in linea generale, parto da un’idea generica, sempre legata al mio rapporto con l’ambiente naturale e mi lascio trasportare da questo.
6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Questa sorta di progettualità indotta dalla natura è ciò che mi appaga e mi fa stare bene.
7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Il rapporto col prossimo è per me fondamentale: la varietà delle idee e la diversità sono sempre un arricchimento perché il confronto è un potente stimolo.
8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
Il lavoro per me è finito quando osservandolo suscita in me delle nuove sensazioni.
9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
È difficile considerare un lavoro più importante di un altro perché, ogni giorno che passa ed ogni opera che si realizza, è un arricchimento esperenziale. Ogni periodo trascorso è stato, per me, una progressiva scoperta sia per i materiali utilizzati che per l’esperienza pratica acquisita.
10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico?Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
Poiché la mia “tavolozza di colori” è una raccolta di porzioni di cortecce di varie piante, pelli di animale, porzioni di rocce etc. i miei lavori vengono realizzati assemblando questi materiali. Capita, pertanto, che durante la composizione, il materiale disponibile in quel momento sulla mia “tavolozza”, non mi consenta di esprimere compiutamente il mio pensiero per cui, sono costretto ad accantonarli temporaneamente. In linea generale, nel tempo, la natura mi offre comunque quegli elementi mancanti nella mia “tavolozza” consentendomi di portare a compimento l’opera.
11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Penso che l’impiegare i “materiali di scarto” che la natura ci offre, possa contribuire a stimolare dei momenti di riflessione anche per coloro che hanno occasione di vedere i miei lavori e spero possa contribuire ad un maggiore rispetto dell’ambiente.
12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
A mio avviso, la produzione artistica dovrebbe essere di stimolo alla presa di coscienza e superamento delle problematiche odierne e dovrebbe esprimersi in modi non ripetitivi e convenzionali, ma originali e stimolanti.
Bruno Petretto | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi