GIOVANNI CARTA | INTERVISTA ZERO
Parole
…le parole che liberamente affiorano nella mente quando si lavora, e quelle che servirebbero poi a restituirle per iscritto, sono separate da una distanza enorme. Per queste ultime ci vuole sapienza e competenza. Per mia fortuna, alla testardaggine di rendere in forma scritta alcune idee che mi passano per la testa quando mi dedico ai miei lavori, è arrivato in aiuto un amico…
Seguendo quel suo consiglio ho preso le parole che a volte sento girare nel mio studio e nella mia testa – quelle dell’indice di questo libro* – le ho infilzate, e le ho appese. Come carte moschicide. E ho aspettato che qualcosa del pulviscolo vagante nell’aria vi restasse attaccato. Sperando anche che quelle parole, esposte con tanta evidenza, traessero da sé una qualche potenza e, soprattutto, una loro forza magnetica capace di attirare riflessioni, ricordi, dubbi e stupori. E questi, incollandosi alle parole, ripulissero l’aria circostante**.
* Vivente; Adornos; Fossi; Tatto; Vista; Ritratto; Grammatica; Attrezzi; Linea; Pittura; Ispirazione; Paesaggio (n.d.r.)
** Tullio Pericoli, “Arte a parte”, Adelphi Edizioni, 2021
Quali sono le parole che affiorano nella tua mente (e nel tuo studio) quando lavori?
silenzio
pesante
colla
inutile
pulire
luce
calma
whisky
caffè
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1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
Alleggerire, eliminare il superfluo.
2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
Da lungo tempo, dal periodo geometrico (inizio anni ’90). Ha reso più scorrevole il mio lavoro.
3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni-concettuali e tecniche ti portano ad affrontare?
Solo alcune modifiche tecniche. Il concetto non cambia.
4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
Il metodo è antico e nuovo nel contempo. Presuppone una buona conoscenza del mezzo espressivo e cerco di adeguarlo al presente.
Si immagini di arrivare nel mio studio quando sto per iniziare un nuovo lavoro… prendo un telaio, ci piazzo su un pezzo di tela di lino vergine, la inchiodo al telaio, aspetto che la colla sia pronta e poi intrido la tela. La colla tende a stendere la tela quindi tutte le pieghe spariscono e io ho una superficie pulita, che potrebbe già essere messa in cornice, perché è bellissima… ma a volte manca il coraggio di fare queste cose.
5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
No. è solo un metodo di lavoro.
In un lavoro, se uno procede seguendo una ricetta prestabilita, ha già sbagliato.
Se invece inizia artigianalmente, poi quel lavoro gli suggerisce quello dovrà fare…
6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Sta alla base del mio lavoro.
7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Nessuna.
8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
Capisco che l’opera è finita quando non ha più senso andare avanti. Capisci che non puoi più aggiungere o togliere, quindi ti fermi.
È un momento speciale. Mi rilasso e finalmente mi sento più sollevato.
9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
L’ultima, perché chiude il prima e anticipa il dopo.
10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico?Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
Non so, e non mi riguarda più.
In genere, quando non riesco a finire un lavoro, è perché non va bene, quindi non è incompiuto perché mi è mancata l’energia, ma perché quello che stavo facendo non mi stimolava più. Quindi, che senso avrebbe ricordarmi di questi lavori?
11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Perché alla base del mio lavoro c’è la ricerca, e la ricerca guarda avanti.
12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
È una questione esistenziale. Nell’artista, stiamo parlando in senso universale, se viene a mancare la pratica, viene a mancare un senso di vita, ecco perché dico che è esistenziale.
Secondo me, oggi, l’arte è uno di quei tesori che servono ad arricchire l’universo, o il mondo – possiamo definirlo come volgiamo – e di cui tutti hanno bisogno. La difficoltà sta nel cercare di entrare nella testa di chi non da nessuna importanza all’arte. Queste persone se ne vanno dal mondo con una mancanza.
Giovanni Carta | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi