Alessandro Biggio – Intervista Zero

● Agenda

ALESSANDRO BIGGIO | INTERVISTA ZERO

1 | Qual è l’idea (teorica e/o formale) al centro della tua ricerca artistica?
Al centro della mia ricerca c’è la necessità di un silenzio autentico, di una dimensione intima di cui fanno parte i luoghi, gli elementi che ho intorno, i materiali che utilizzo.

2 | Da quanto tempo lavori con questa idea e perché?
È una condizione che è da sempre alla base di quello che faccio.

3 | Il mezzo espressivo e i materiali che utilizzi nella tua ricerca, quali questioni – concettuali e tecniche – ti portano ad affrontare?
La scelta dei materiali è legata ad un impulso che ho smesso di chiedermi da cosa derivi. Il modo di utilizzarli ogni volta lo scopro facendo; tra fallimenti e frustranti tentativi che però, a volte, conducono a piccoli o grandi passi avanti; fino all’individuazione dell’insieme dei gesti, tempi e passaggi il cui risultato mi sembra rispondere a quell’impulso iniziale.

4 | Descrivi il processo di lavoro con cui realizzi le tue opere e l’esperienza da cui ha origine.
Il processo che mi porta a realizzare i mei lavori è sempre qualcosa che si definisce in corso d’opera. Anche quando si crea una sorta di sequenza di momenti e gesti che si ripete, c’è sempre uno spazio imprevisto, fuori schema, che rende interessante continuare a provare, continuare a rifare quei gesti, a combinare le stesse variabili che, però, non producono mai lo stesso risultato.

5 | Definiresti questo processo un “metodo progettuale”? Perché?
Non direi, non si basa su un progetto.

6 | Che importanza riveste la progettualità nel tuo lavoro?
Tanta, se intesa come spinta a continuare a lavorare e a migliorare.

7 | Che rilevanza hanno, e come influiscono, nella tua produzione, le pratiche di tipo collaborativo?
Hanno una grande importanza, ma attengono ad un ambito parallelo e quindi ben distinto rispetto al mio lavoro. Con l’importante eccezione di Braccia, ma in quel caso in effetti si tratta di una sorta di spartiacque; un vertice, più che un punto lungo la linea.

8 | Parlaci del momento in cui consideri un’opera o un progetto“finiti”.
Quando ho paura di romperla.

9 | Qual è l’opera più rappresentativa del tuo percorso artistico? Per quali ragioni?
Davvero non saprei indicarne una in particolare.

10 | Qual è l’opera incompiuta più significativa nel tuo percorso artistico? Che valore ha assunto questa esperienza nella tua ricerca e per il tuo metodo di lavoro?
Nel mio percorso ci sono molti tentativi non andati a buon fine, ma non opere incompiute.

11 | In che modo la tua produzione artistica si relaziona con il contemporaneo (in termini di idee, linguaggi, metodi, strumenti) e si proietta verso il futuro?
Il mio lavoro si confronta con alcune variabili che ne determinano il risultato finale, generalmente fragile e sensibile agli agenti esterni, naturali e non. Queste caratteristiche conferiscono alla parola futuro un senso di precarietà, ma anche di possibilità, se associata ad altre parole come attenzione, cautela, cura.

12 | Secondo te, oggi, la creazione/produzione artistica tout court, con quale questione/ problema/ domanda non può fare a meno di confrontarsi?
In un Paese in cui il codice Ateco di uno scultore rientra nella stessa sezione di quelli relativi a Intrattenimento e Divertimento, i problemi sono tanti.

Alessandro Biggio | Intervista Zero
a cura di Eleonora Angiolini e Laura Vittoria Cherchi